Yard Act: oltre il post punk c’è di più
Come altre band di quella che troppo semplicisticamente è stata rinominata “scena post punk britannica”, ma che in realtà è tutt’altro che un blocco unico, gli inglesi Yard Act stanno tracciando una strada personale, lontana dalle etichette scontate e nel segno di una sperimentazione fresca e giocosa che esce in modo preponderante dal loro secondo disco, "Where’s my utopia?”. Il nuovo album è una co-produzione tra la band e il componente dei Gorillaz Remi Kabaka Jr. "Where’s my utopia?" è il seguito del debutto del gruppo di Leeds, l'album "The Overload", uscito nel gennaio 2022 ed entrato nel cuore di molti amanti del rock.
Nati sul palco
"The Overload" è stato inserito nella shortlist del Mercury Prize dopo numerose recensioni positive, playlist radio nazionali e un posizionamento al numero due nelle classifiche ufficiali di vendita inglesi. L’estate scorsa i Yard Act, che sono attesi in Italia il prossimo 13 e 14 aprile, rispettivamente a Bologna e a Milano, hanno aperto la giornata del palco principale al Reading & Leeds Festival e hanno partecipato anche al Latitude, Fuji Rocks e Boardmasters, dimostrando una grandissima attitudine live. La band ha attraversato anche il Nord America a novembre 2023 con una serie di concerti negli Stati Uniti, culminando con un'apparizione al Corona Capital Festival di Città del Messico. Hanno tenuto una residenza di cinque notti al Brudenell Social Club della loro città natale nel 2023 e sono stati affiancati da una lineup particolare di comici: Phill Jupitus, Nish Kumar, Lolly Adefope e Harry Hill. Non si sono fermati: hanno debuttato come headliner ai festival Dot To Dot a Bristol e Nottingham, si sono esibiti al Primavera e hanno tenuto i loro primi spettacoli in Australia e Nuova Zelanda, lasciando il segno sulla scena musicale globale.
Le nuove influenze
Questo elenco è utile per comprendere quanti palchi si sono mangiati in questi anni. Da non dimenticare la co-firma di Elton John che si è unito alla band come ospite in una rielaborazione con archi al brano di chiusura del primo album "100% Endurance". Scritto a sprazzi durante il tour, il secondo atto del quartetto è un grande passo avanti in un mondo sonoro nuovo e ampio. "Il motivo principale per cui il 'post-punk' è stato il veicolo per il primo album è perché era davvero alla nostra portata e ci veniva naturale, ma ci è sempre piaciuta tanta altra musica e questa volta abbiamo avuto fiducia nell’abbracciarla", spiega James Smith, voce della formazione.
In tutto il disco, si fanno sentire influenze che vanno dal compositore e attivista Fela Kuti a Ennio Morricone, ma c’è spazio anche per il pop elettronico degli anni 2000 di Spiller. Si sente l’ironia dei Blur e un’attitudine che ricorda quella dei Beastie Boys. I loro testi sono spesso politici e trattano argomenti come il capitalismo, la gentrificazione e la classe sociale in chiave critica, raccontati usando dark humour e narrazione cinica, anche se in questo secondo capitolo c’è molto spazio per un racconto più personale, un processo simile a quello intrapreso dagli Idles che dal puntare la telecamera sulla società hanno iniziato a girarla su se stessi.
Una tavolozza di colori
I loro pezzi assumono anche uno stile surrealista, sono musicalmente potenti e intensi, anche grazie al carisma del cantante che sembra un nerd capace di trasformarsi in una improbabile rockstar una volta salito sul palco. Il nuovo album è una tavolozza con cui Smith si è permesso di immergersi in profondità. Sono spariti, in gran parte, i ritratti di un tempo di personaggi esterni, sostituiti da una serie di canzoni che affrontano le paure e i difetti da una prospettiva sonora diversa. Durante questi anni di traiettoria sempre in crescita per la band, il cantante James Smith e sua moglie hanno dato alla luce il loro primo figlio. Ed è proprio questo senso duale di responsabilità e ambizione, colpa, amore, determinazione e tutto il resto che forma la colonna portante narrativa del brillante ed esplorativo "Where’s my utopia?".